Crítica a Claraboya en la revista italiana Patria Indipendente
"Un testo postumo ritrovato per caso" (um texto póstumo encontrado por acaso) é o titulo da recensão aà edição italiana de Clarabóia, assinada por Tiziano Tussi na revista Patria Indipendente:
Un regalo da parte di Josè Saramago. Un testo postumo voluto così da lui. Lo ricorda nella prefazione la sua compagna, ultima moglie, Pilar del Rio che dirige la Fondazione a lui intestata. Un libro ritrovato in un trasloco di una casa editrice portoghese.
Lo scrittore, premio Nobel per la Letteratura nel 1998, volle che fosse pubblicato solo dopo la sua morte. Ed eccolo, in traduzione italiana per Feltrinelli, la casa editrice che ha traghettato le sue opere dall’Einaudi per un problema di compatibilità in quella sede, dovuto a parole poco lusinghiere di Saramago in un suo blog sul nostro ex primo ministro. Ma pare ora preistoria politica.
Il testo si presenta come un mosaico, una specie di alveare in cui si dibattono vite che s’intrecciano, in parte, molto, poco o pochissimo, comunque tanto quanto basta ad un rapporto di vicinato, di pianerottolo.
Il Lucernario è un palazzo di Lisbona alla metà del secolo scorso. Vi sono tutti i comportamenti e le relazioni umane in un luogo abitato da proletari, piccoli borghesi o piccolissimi borghesi. Un’umanità composita e alle perse con la difficoltà di vivere, con i quotidiani problemi per raggiungere un livello di vita decente. Buona educazione, lavori che dovrebbero essere il passaporto per un livello di distinzione, o comunque vicino, di vita, ma che sono solo la rituale ripetizione di gesti e di attività marginali.
Diverse tipologie, compresa quella di una mantenuta che a sua volta mantiene la madre. Uno spaccato d’ipocrisia che colpisce per la sua chiarezza e lucidità, gli attori sanno bene cosa stanno facendo, ma che deve esser giocata sul piano dell’ambiguità, con gli altri inquilini ed anche dai protagonisti stessi della recita, della farsa.
Altre storie: un giovane uomo, un sognatore prende in affitto la stanza di un ciabattino, che si atteggia un po’ a un novello Socrate della situazione. Una giovane ragazza viene allettata dal riccone che vuole cambiare cavalla e non mantenere più la pur piacente, ma meno della nuova prescelta giovane amante del palazzo. La giovinezza e la bellezza .si configurano come prevedibile offerta, vittima sacrificale alla sua ricchezza. Vite senza un preciso indirizzo direzionale, a volte apatiche che improvvisamente hanno a che fare con un gesto forte, anche se solo accennato o comunque consumato nelle mura di casa.
Due sorelle trascorrono serate ascoltando alla radio musica classica o opere, sono improvvisamente scaraventate alle soglie di un abisso erotico incestuoso, anche se solo accennato, a causa di una di loro. Ma basta questo per mettere in scena tra di loro, e con la zia e la madre, un rapporto pieno di sospetti e di piccoli sotterfugi, tremenda pena, tristezza e angoscia. Tutto poi si risolverà in un salvifico fraintendimento che farà riprendere la vita apparentemente felice delle due sorelle, della madre e della zia la quale aveva colto segnali sparsi ma che non aveva saputo dare sostanza ai suoi dubbi. Anche se nulla è veramente accaduto, viene in mente il Pirandello di “Non si sa come”. Basta avere sfiorato il tema per dare al libro qualcosa in più.
Tutto il racconto è punteggiato da comportamenti poco corretti: un marito non vede l’ora che la moglie e il figlio se ne vadano dai parenti in Spagna. Un’altra coppia trova in un amplesso crudele il senso di un rinato rapporto fisico, non si sa per quanto. Come se la bruttezza della moglie e la forza animalesca del marito si potessero incontrare su un piano solo fisico, brutalmente fisico. Una casistica che prende il lettore, una serie di vite che non sono seguite, se non per poche inevitabili e necessarie completezze di racconto, al di fuori dal palazzo.
Un formicaio che, insomma, implode. Tematica ripresa poi da altri autori, senza sospettare di questo modello, giacché il testo di Saramago era sconosciuto. Testori per tutti.
Lo stile pare grezzo e in formazione, ma non è così. Rimane fedele alle prime pagine per tutto lo scritto, nei tre anni di gestazione. Non c’è evoluzione, è proprio lo stile di un Saramago non ancora trentenne.
Vi si trova, a futura memoria, tutta la bellezza di una scrittura ampia e densa che coglie aspetti complessi e dispersi per lo scenario della vita di personaggi così diversi, anche se accomunati naturalmente dal momento storico e dal luogo di vita.
Un grande libro corale, un piacere per la lettura; un ringraziamento a un letterato, un uomo di vaglia che è ancora qui con noi.